imparare a piacersi, concassage e problem solving. lavorare su stessi, pregiudizi da sfatare, il coraggio di piacersi, autostima e impegno, specchio dell'anima, il tempo è un valore

La percezione che abbiamo di noi stessi può non essere lo specchio di ciò che gli altri pensano. Vi è mai capitato di non trovarvi d’accordo sull’idea che gli altri hanno di voi? Avete provato sorpresa, incredulità, indifferenza? Talvolta si finisce per diventare stereotipi a nostra insaputa. Ma una cosa è certa: non siamo quegli stereotipi.

E mentre gli altri ci giudicano, non immaginano neppure lontanamente quanto stiamo lavorando. Perché sì, migliorarsi è un lavoro costante, richiede impegno, energia, rispetto, ascolto. Eppure c’è sempre quello che non hai saputo dire quella cosa in modo delicato, che quella volta sei stato troppo diretto, inopportuno, da te non me l’aspettavo, dovresti fare così. Va precisato che questo discorso vale anche al contrario, ovvero potremmo essere noi ad avere dei preconcetti verso altri: è una questione di empatia.

Che fare? Struggersi nel tentativo di raggiungere l’asticella che ci viene indicata, assomigliare il più possibile alla sagoma che ci vogliono cucire addosso, oppure volerci bene e smettere di puntare un’asticella (che non è la nostra) invano? Ecco, suggerirei di ignorare gioiosamente certe critiche continuando a fare del proprio meglio. Perché il rischio è di permettere agli altri di dirci qualunque cosa e di convivere con quella costante sensazione di non sentirsi abbastanza.

Il tempo è un valore, non possiamo impiegarlo a sentirci dire cosa dovremmo fare e come dovremmo farlo. Ci priverebbe della nostra libertà e ovviamente delle nostre responsabilità. Viceversa, non dovremmo sprecarlo a impartire lezioni di morale ad altri.

Eugenio Montale, con versi che potrebbero diventare un mantra, scrive così:

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Insomma chi può essere sempre sicuro di se stesso? Soltanto non facendo le cose non si sbaglia mai. Il suo era un atto polemico nei confronti di quanti si ritenevano depositari di verità attraverso la loro poesia; era il rifiuto del poeta-vate. Ma mi piace trasformarlo in una critica verso la sicumera di chi, più in generale, si sente infallibile. Un po’ come la storia della pagliuzza e della trave.

E sempre Montale mi rassicura ammettendo sinceramente:

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Perciò se fatichiamo a definirci e gli altri ci confondono, se la delusione e i giudizi espressi nei nostri confronti diventano macigni sul cuore, fermiamoci un momento. Pensiamo a noi, non curiamoci di chi, troppo sicuro, giudica e dispensa opinioni non richieste e magari errate. Partiamo da quello che non ci piace, andando per esclusione troveremo risposte. E impariamo a fare questo “lavoro” da soli, con responsabilità e libertà. Impariamo ad essere noi stessi con tutte le nostre forze.

Una lettura e una parola nuova per chi, a tal proposito, cerca ispirazioni:

Non voglio più piacere a tutti, di Maria Beatrice Alonzi, Vallardi A. Editore.

Concassage. Di cosa si tratta? Di scuotere un problema attraverso una lista di domande, per generare nuove idee. Domande come “cosa succederebbe se…?. È una tecnica creativa ideata da Michel Fustier esperto di creatività e consulente aziendale francese, che ci permette di vedere una certa questione sotto prospettive laterali e insolite . È uno strumento che frantuma e rimescola un problema. Forse funziona anche se lo applichiamo a noi stessi, perché se riusciamo a mettere insieme tanti punti di vista gli stereotipi scompaiono. Un po’ come quando leggiamo più storie o più versioni della stessa.

(photo by Visual Stories Micheile on Unsplash)