
In classe ci siamo imbattuti in Giuseppe Parini, o dovrei dire Parino, autore del Settecento italiano, sacerdote non per vocazione, (ma per ottenere una rendita annua da una vecchia zia) e illuminista a modo suo.
Parini è famoso per aver messo in ridicolo l’aristocrazia del tempo, nel suo poema “Il Giorno”. In quelle pagine sottolinea l’abilità di questa classe sociale nel riempire il proprio prezioso tempo a disposizione con vuotaggine e superficialità. Parini ci racconta un mondo, quello della nobiltà milanese del Settecento, in cui le priorità del vivere appaiono rovesciate rispetto alla fatica quotidiana, quella di vivere. Racconta un meta-verso in cui la vergine cuccia (cagnetta altezzosa e capricciosa) ottiene vendetta nei confronti di un povero servo che l’ha allontanata con un calcio dopo essere stato morsicato proprio da lei; e ancora di un giovane ricco e vanitoso che non sa vestirsi da solo e mentre va a una festa, la sua carrozza travolge i passanti e lui non se ne accorge neppure.
Parini autore gioca con l’umanità: i suoi personaggi sono a metà strada tra l’ironia e l’amarezza, il divertimento e il fastidio. Sa giocare con i personaggi che crea suscitando scandalo da una parte e un pizzico di invidia dall’altro. Ma quello che davvero vuole dirci è che sapremmo essere migliori di così, che sprechiamo la nostra fortuna e se solo la mettessimo a disposizione degli altri saremmo un’umanità bella.
La genetica ci vede simili in una percentuale pari al 99,9%, questo significa che siamo molto più vicini di quello che pensiamo; perciò il nostro potenziale è altissimo. Eppure notiamo più facilmente le differenze che ci sono tra noi, le ingigantiamo, facciamo in modo che oltre a determinarci, ci allontanino dagli altri, costruendo frontiere politiche e barriere culturali. Perché? Lascio a voi la risposta, io no ne ho una abbastanza convincente. Le distanze che creiamo tra noi, e non parlo di quelle geografiche, sono pure congetture per discriminarci. Davvero, potremmo essere più belli e più giusti di così.
Parini ha scritto anche un’opera ecologica molto interessante. Si tratta dell’ode La salubrità dell’aria, un testo in cui denuncia la cattiva amministrazione della città di Milano, politici che lucrano sulle marcite di riso vicino alla città dove l’acqua “bestemmia fango”. “… al fetido limo la mia cittade espose, e per lucro ebbe a vile la salute civile“. Amministratori che non si preoccupano della salute pubblica… ne conosciamo? Mi viene da pensare alla frase che uno studente ha scritto a conclusione del suo commento in merito a tutto quello che Parini dice alla contemporaneità: ogni epoca dovrebbe avere il suo Parini.
Tre cose belle:
- Un libro sull’ambiente: Possiamo salvare il mondo prima di cena, di Jonathan Safran Foer.
- Una citazione: Il Rispetto non è altro che un certo sentimento dell’animo posto fra l’affetto e la meraviglia. (Giuseppe Parini – Dialogo sopra la nobiltà).
- Un profilo Instagram per imparare ad amare ecologia e insetti.
Foto di Hello I’m Nik su Unsplash