farsi contagiare dal bello, cercare sempre la bellezza, la creatività come contaminazione, combinazioni creative, figure retoriche, la sinestesia nella poesia del Novecento, arriva la primavera , scrittura creativa

Combinare e contaminare sono verbi utilissimi alla creatività.

Il nuovo nasce da una combinazione insolita, dalla contaminazione di generi, dalla sovrapposizione di profumi e colori, di sensazioni e suoni. E spesso nasce per caso, dall’intuizione che cose tanto diverse, se combinate insieme, generano qualcosa di originale che suona davvero bene. Ha questo effetto la sinestesia, una figura retorica che mi ha conquistato. Se vuoi approfondire l’argomento, te ne parlo qui.

Pensa a quanti ricordi portano in superficie un profumo, un odore, un sapore; subito penso alla madeleine di Proust (“è chiaro che la verità che cerco non è in essa ma in me”) o al critico Anton Ego mentre assaggia la ratatouille. Giorgia, la mia bambina, ieri mi ha detto che le viene naturale associare il mio profumo – profumo di mamma – al colore rosa scuro, mentre il suo è di colore rosa chiaro. E niente, sono diventati improvvisamente le mie sfumature preferite.

Quanto è bello assaporare l’equilibro, ascoltare un tramonto, vedere un profumo!? Leggendo poesie, mi sono imbattuta in qualche esempio di contaminazione sinestetica: silenzio dipinto nella poesia Vermeer di Wislawa Szymborska , amara luce in Goal di Umberto Saba, il vento che sala il viso in Spiaggia di sera di Giorgio Caproni. Cosa dire poi del M’illumino d’immenso di Ungaretti? Si è inevitabilmente conquistati da immagini di questo tipo.

La primavera in arrivo è così, piena di contaminazioni: in quanto stagione intermedia, porta con sé un miscuglio di caratteristiche contrastanti e inaspettate: i primi sbuffi di vento tiepido, il prugno fiorito della casa sulla spiaggia che sboccia a fine inverno, ma che ama tanto il sole del muretto sud, la mimosa scoppiettante di giallo affacciata sul lago, il ronzio delle api affamate.

Lasciamoci contagiare dal bello, ascoltiamolo, c’è tanto bisogno!

Ti saluto con tre cose belle:

  • Un articolo davvero interessante di Valeria Zangrandi sulla comunicazione creativa. Sette suggerimenti utili e mai scontati per mantenere una comunicazione vivace e autentica, dalla bellezza del “non lo so” di Wislawa Szymborska all’amore per i dettagli e la sperimentazione, e infine un regalo: venti idee pratiche!
  • Gluggavedur, una parola islandese che letteralmente significa “tempo da finestra“, quando stando in casa il tempo pare bello ma poi uscendo si realizza che fa troppo freddo. L’ho scoperta in un libro fantastico: Che bella parola! di Nicola Edwards e Luisa Uribe, Emme Edizioni, un regalo di compleanno. In Islanda capita molto spesso di godersi il sole dalla finestra e gli Islandesi sono un popolo che sta molto in casa e trascorre il tempo leggendo e scrivendo tantissimo. Voglio imparare da loro, soprattutto adesso…
  • Un profilo Instagram che seguo con gioia: @icalzinispaiati di Veronica Giuffré, social media manager e lettrice forte, appassionata di autori del Novecento: le sue #corrispondenze e le sue dirette mi piacciono tanto e mi insegnano ancora di più! Sa raccontare i libri in un modo tutto speciale e mi conferma ogni volta che la letteratura è vita.

(photo by Nick Fewings on Unsplash)