il cambiamento come opportunità, come ritrovare se stessi nel cambiamento, imparare da Ulisse, la vita come palcoscenico

In questi giorni di Carnevale appena trascorsi è stato inevitabile pensare al cambiamento. A questo aggiungiamo il sentore di una primavera imminente, ed è fatta. Ho visto pochissimi coriandoli passeggiando con Bianca, la mia cucciola, e questo mi ha un po’ intristito. La mente è tornata indietro a un anno fa, quando tutto stava per essere congelato in un presente parallelo e alieno. In un anno la vita per tutti è cambiata, è stata stravolta da varie vicissitudini, anche drammatiche. Ognuno di noi ha dovuto cambiare prospettiva in modo radicale e improvviso.

Cambiare pelle, come spiego in questo articolo sull’essere multiformi, ha i suoi vantaggi e talvolta è necessario. Cambiare è un dovere verso noi stessi, è nella natura delle cose, perché l’evoluzione sta alla base della vita stessa. Cambiare idea, poi, in certi contesti, è bellissimo: ripensare, rielaborare qualcosa dentro di noi e accorgerci che può avere un altro significato rispetto a quello che gli avevamo attribuito. Io personalmente non avevo mai dato troppa importanza al cambio di prospettiva e per molto tempo mi sentivo al sicuro nel mio angolino, non volevo prendere rischi, volevo proteggere il mio equilibrio. Ma la vita ha fatto la sua parte e sto imparando a mettermi in gioco.

Cambiare è un atto creativo e spesso chiede coraggio. Interrogare il cambiamento, per esempio, è alla base della ricerca storica e apre gli occhi sulle scelte del passato, sulle culture e sulla socialità dei popoli.

Quando penso al cambiamento, spunta Ulisse, un vero modello di poliedricità. Adoro l’aggettivo che Omero gli attribuisce nel proemio dell’Odissea: πολύτροπος. Il multiforme Ulisse contiene in sé tanti mondi diversi: grandi avventure e piccole cose, controllo e destino, meraviglia e volontà. Ulisse si adatta continuamente a quello che gli capita: sistema i disguidi, affronta tempeste, sfida gli dei, ama la vita, cerca l’amore. Anche la nostra anima necessita di cambiare forma, di essere vestita in modo nuovo e questo ci consente di andare avanti, interpretare la realtà e conoscere noi stessi, anzi diventare noi stessi, sempre di più.

Pirandello nel 1921 scriveva:

La vita, mia cara, è un palcoscenico dove si gioca a fare sul serio. (Sei personaggi in cerca d’autore)

Si gioca a fare sul serio, le nostre maschere infatti sono accorgimenti per ambientarci, per abbracciare il cambiamento. Ma anche fare finta che non è niente male: penso ai giochi di ruolo tra i bambini, oppure a una qualità che nel mio lavoro, e non solo, è fondamentale: l’empatia. Se imparassimo a metterci nei panni degli altri con più facilità, le nostre relazioni sarebbero migliori. Fare finta, inoltre, presuppone fantasia ed elasticità mentale. Ogni volta che formuliamo ipotesi, inizia il momento creativo e ci apriamo al mondo.

Ti lascio con una canzone che mi piace molto, il testo parla della fine di un amore, di ragioni che mancano e di stagioni che cambiano. Il segreto è leggere sempre un’opportunità di svolta.

(photo by Rae Goldman on Unsplash)