letture che fanno riflettere, collisioni di idee, incontri tra le storie, imparare dai libri, leggere che passione, viaggio tra le storie, i libri ci parlano

Ti capita mai di associare elementi che appartengono a mondi opposti, di intuire che in qualche modo hanno inaspettati punti di incontro? Cose che solo a pensarci paiono ossimori inaccettabili, eppure quando si sfiorano o si incrociano nella mente, scatenano quella scintilla che fa rimuginare per giorni?

Preparati perché sto pensando a un incontro folle.

Mi sono ritrovata a leggere due libri nello stesso periodo – cosa che può capitare – ma questi sono tanto diversi tra loro che una volta entrati in collisione, mi hanno dato da pensare. Cinque romanzi brevi di Natalia Ginzburg, una raccolta di racconti impegnati e scritti in uno stile che affascina e prende per mano, e L’Ickabog, di J.K. Rowling, una fiaba moderna dall’architettura complessa. Entrambi mi hanno dato parecchio da fare: mi sono arrabbiata, ho perso la pazienza, ho sofferto, ho sbuffato, mi sono commossa.

L’Ickabog impersona le paure e i pregiudizi di un popolo. Trattandosi di una fiaba, si snoda nella lotta tra bene e male, ma questo conflitto si fa ambiguo e non si capisce più chi sia il vero cattivo. O meglio, un cattivo c’è di sicuro, ma in molti lo alimentano, spinti dalle più diverse motivazioni. Il Male si nutre di paura e di diffidenza, prende forza dall’interesse personale che prevale sul bene pubblico, dalla menzogna che calpesta la verità. È più facile dare credito alla paura piuttosto che alla speranza, abbandonarsi a quello che pensano tutti piuttosto che ragionare controcorrente.

Nei Cinque romanzi brevi, i personaggi si muovono in un’atmosfera densa e fumosa. Se i loro sentimenti avessero sfumature cromatiche, io sceglierei il grigio e il blu. Sono storie ambientate nell’Italia del primo Novecento, quando il paese si avvia a un cambiamento storico ed economico, ma la mentalità è retrograda e maschilista. Quello che più mi ha fatto arrabbiare è l’atteggiamento remissivo delle figure femminili, il loro inesorabile destino in balia di una società arrugginita. Le giovani donne sono succubi di madri che non le capiscono, di una società che ha ritagliato per loro dei ruoli dai quali non possono emanciparsi e quando lo fanno qualcosa va storto o si sentono a disagio. Allo stesso modo, le madri interpretano un ruolo fisso che non consente un riscatto. Oltre allo stile asciutto e magnetico di Natalia Ginzburg, che io adoro, è impossibile non affezionarsi a certi personaggi, provare compassione per loro, tifare per loro. E la cosa più incredibile è la descrizione dei personaggi, così puntuale e vivida che sembrano materializzarsi davanti agli occhi.

A volte penso che i libri ci chiamino: vogliono essere ascoltati e desiderano essere messi in contatto. Gioca molto la nostra predisposizione mentale del momento, ma è la creatività che sprigiona collisioni fantastiche. Questo è possibile quando impariamo a interrogare i libri, quando alimentiamo il dubbio e ci innamoriamo delle storie degli altri anche se non sono affatto le nostre ma sappiamo aprirci a tutte le ipotesi, senza pregiudizi.

Forse quando ho letto queste storie avevo bisogno di arrabbiarmi, di sentire solidarietà femminile e di riflettere sull’importanza della verità e sul valore della scelta consapevole e controcorrente. Chissà. Però è stato un viaggio sorprendente che mi darà da pensare ancora, lo so.

(photo by Joyce Mccown on Unsplash)