
Ci sono letture che si rivelano viaggi nei quali è imperativo perdersi, come l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. L’opera nella versione raccontata da Italo Calvino è davvero piacevole e offre curiosi spunti di riflessione. La sua narrazione si alterna alle ottave di Ariosto e ne scaturisce un’opera nuova.
Ariosto è uno dei modelli letterari di Calvino, per la fantasia, la ricchezza degli incastri narrativi, l’ironia, la rappresentazione chiara della realtà. E poi c’è la leggerezza, argomento scelto da Calvino per la prima delle Lezioni Americane, per non parlare della pluralità di ambientazioni e un profondo senso di meraviglia.
Nell’introduzione all’opera Calvino scrive:
L’Orlando Furioso è un’immensa partita di scacchi che si gioca sulla carta geografica del mondo, una partita smisurata, che si dirama in tante partite simultanee.
La parte che mi piace da sempre è il Canto XXXIV in cui Astolfo si reca sulla Luna con Giovanni Evangelista a bordo del carro alato del profeta Elia, per recuperare il senno di Orlando. Il paladino, lo sai, è impazzito di gelosia per Angelica, principessa cinese che è fuggita dall’accampamento dei Franchi e si è sposata con un soldato saraceno, Medoro.
Orlando è andato completamente fuori di testa, ha perso la ragione.
Astolfo, che secondo Calvino è l’alter ego di Ariosto, “esploratore lunare che non si meraviglia mai di nulla“, compie la sua missione con tranquillità e fiducia e sfrutta strumenti totalmente irrazionali per raggiungere scopi di reale utilità. Ma poi scopre che anche un po’ del suo senno è finito sulla Luna, contenuto in un’ampolla accanto a tantissime altre. E cosa fa? Toglie il tappo, avvicina l’ampolla al naso, inspira. E recupera la sua ragione, anche se non sarà per sempre. Ah, fosse così semplice!
C’è dell’altro: in quel vallone lunare, Astolfo trova accumulate tutte le cose che si perdono in Terra: le lacrime e i sospiri degli amanti, il tempo che si trascorre nei giochi, l’ozio degli uomini ignoranti, i progetti inutili, i desideri…
E tu? Cosa vorresti trovare sulla Luna, se fosse uno spicchio di mondo simile al nostro, con mari e montagne e vallate? E fosse pieno di segreti, momenti e cose perdute?
Io vorrei trovare la memoria a breve termine e un pizzico di organizzazione in più. E poi il tempo necessario al mattino per scegliere con cura i vestiti e truccarmi un po’. E ancora tutti i miei quaderni a righe lasciati a metà e non ancora etichettati per argomento: se li ritrovassi me ne prenderei cura. Infine, vorrei trovare una bella grafia, non pretendo il corsivo elegante, ma un tipo di scrittura pulita e ordinata, tondeggiante e uniforme. Quel modo di scrivere che ho perso troppo presto a furia di prendere appunti folli e sempre più veloci.
Ti lascio con questa considerazione di Ariosto, sempre attuale:
Se la ragione degli uomini è quassù che
si conserva, vuol dire che sulla Terra non è rimasta che pazzia.
Ehi, prima di salutarti ho un piccolo spoiler per te!
Per il mese di Novembre sto preparando un manuale di approdi letterari: cinque spazi in cui ti racconto una geografia tutta speciale in cui potrai perderti e dove ti propongo simpatiche attività per collezionare i tuoi ricordi di viaggi e farli rivivere. Non vedo l’ora… Sarai con me?
(photo by DRZ on Unsplash)
Temo non sia rimasta la pazzia sulla terra, ma la cattiveria e l’egoismo.
A me piacerebbe che dalla luna arrivasse il rispetto per il nostro pianeta. 🙂
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Già… temo sia così 😯
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Purtroppo…
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La follia a volte rende la vita colorata….e ti fa trovare alternative.
Ma portata agli estremi diventa cattiveria….e ne abbiamo troppa.
Bel post! Grande Calvino e troppo bello il baronr rampante.
Ciao 8
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sì, tutto vero!!! solo un pizzico di follia!
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La versione di Calvino mi piace tantissimo! 😍 Al liceo l’ho divorato, tutta la trilogia e anche altri!
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