Ho una novità!
Il 9 settembre ti regalerò un viaggio tra le storie, un percorso attraverso tre letture molto diverse. Sarà un regalo sicuro per chi è iscritto alla mia newsletter Assaggi, ma sto studiando un modo per tutte le altre persone che saranno interessate a riceverlo.
Fa al caso tuo se:
- ami leggere le storie ma ti piace anche fartele raccontare,
- se sei curioso di sapere come va a finire,
- se ti poni tante domande,
- se ti si illuminano gli occhi ogni volta che impari qualcosa per caso.
Ma non posso svelarti tutto adesso.
Per ora, ti basti sapere che io amo viaggiare, letteralmente ma anche con la fantasia tra le pagine dei libri e che il 9 settembre ti porterò con me, svelandoti il mio stile di lettura. E infine, che oggi te ne darò un assaggio.
Un libro che mi parla tantissimo, è la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepúlveda. Tra i vari temi che affronta c’è quello della diversità. Fortunata – così i gatti hanno deciso di chiamare il piccolo di gabbiano uscito dall’uovo – non ha potuto conoscere la sua mamma ed è cresciuta imparando dai felini tutto quello che sa. Quindi si comporta come loro ma, piano piano, l’istinto da uccello si farà strada. Fortunata è combattuta tra due mondi diversi e teme che i gatti non la vogliano più. Per natura normale gatto e uccello sono nemici, uno caccia l’altro, ma lei si sente un po’ uno e un po’ l’altro. Ad un tratto il gatto Zorba, accorgendosi del disagio che prova la sua piccola amica, le rivolge queste parole:
Ti vogliamo tutti bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa. Non abbiamo potuto aiutare tua madre, ma te sì. Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall’uovo. Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto. Ti vogliamo gabbiana.
Zorba procede nel suo discorso che, detto tra noi, gonfia il cuore, ed esprime la sua idea di affetto tra esseri diversi: proprio perché lontani nelle abitudini e nelle inclinazioni, l’uno per l’altro nutrono sentimenti più intensi e più belli. Questo perché sono sentimenti su cui si è lavorato molto, sono più impegnativi e più sofferti.
Amare chi è simile a noi è molto più facile.
Penso che da piccoli venga naturale accettare le diversità, come pure abbracciare il cambiamento, rispetto all’età adulta. I bambini non hanno paletti, non sono influenzati da rigidi schemi, ma vanno dritti al cuore. Lo stesso fanno i poeti che per l’autore sono gli unici che possono comprendere e credere all’impossibile.
Anche Giovanni Pascoli nel 1897, nel saggio Il fanciullino parlava del poeta fanciullo, l’unico adulto che riesce a mantenere intatto e vivo il bambino che era:
…è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei.
A volte i meccanismi preconcetti che ci siamo costruiti con il tempo non ci fanno assaporare le relazioni in modo semplice e autentico. Siamo spesso sopraffatti dalle paure e dai pregiudizi che ci portano facilmente all’odio e alla diffidenza.
La letteratura ancora una volta ci viene in aiuto e ci insegna come fare a volerci gabbiane e a non cambiare a tutti i costi pur di piacere, insomma a vedere il mondo con occhi leggeri e trasparenti.
A proposito di viaggi ti suggerisco un profilo fresco e ricco di luoghi da visitare e un libro che è un percorso a tappe attraverso le conversazioni tra l’autore Paolo Di Paolo e 19 grandi scrittori, una mappa delle emozioni.
(photo by Stoica Ionela on Unsplash)