Eva Mameli scienziata e botanica, una foto d'epoca rivisitata liberamente, su sfondo verde come la vegetazione che ha studiato per tutta la vita, una piccola cornice con all'interno una bouganvillea che deborda da un lato e sembra voler uscire dai suoi confini.

Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio con il microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva» (Italo Calvino, La strada di San Giovanni)

Se conosco Eva Mameli, lo devo a suo figlio, Italo Calvino e alla passione che ho per lui e le sue opere. C’è un libro autobiografico in cui l’autore tratteggia i ritratti dei suoi genitori e qui sopra ho voluto riportare alcune parole che ha dedicato alla madre, grande studiosa di botanica, instancabile scienziata che con la sua passione e la sua caparbietà ha saputo rompere molti tabù e raggiungere obiettivi impensabili per una donna di inizio ‘900.

In molti articoli, saggi e documentari è troppo spesso ricordata come la madre di Italo Calvino e la moglie di Mario Calvino. Anche lei si firmava spesso con il doppio cognome. Questo, ahimè, è un retaggio culturale che si fatica a sradicare: il fatto che una donna per essere legittimata nella sua semplice esistenza e/o nella sua professione debba essere ricondotta all’uomo con cui ha un legame parentale o sentimentale.

Di Eva Mameli ci resta una quantità voluminosa di testi e ricerche oggi conservati nell’archivio della biblioteca di Sanremo e donati proprio dai figli Italo e Floriano dopo la sua morte. La bibliografia su questa illustre scienziata si è fatta più intensa, grazie agli approfondimenti sul rapporto tra donne e STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) . Nel 2022 durante la Milano design week si è parlato molto di lei, le è stata dedicata anche un’installazione chiamata “Un cinguettio che rompe il silenzio” che si ispirava a un suo libro “L’ausiliario dell’agricoltore” del 1933 in cui sottolineava l’importanza degli uccelli in natura e in agricoltura, in quanto responsabili della disseminazione e del controllo parassitario. Era un libro indirizzato ai bambini, invitati a costruire casette per i volatili.

La storia di Eva Mameli è affascinante e tutta da conoscere. Le STEM sono state il suo pane quotidiano: matematica, chimica organica, scienze naturali e botanica, materia questa di cui ha conseguito una cattedra tutta sua all’università di Cagliari. È stata la prima donna italiana a ricoprire una libera docenza, nel 1926. Ha poi deciso di dimettersi nel 1929 quando è nato il secondo figlio e le riusciva complicato occuparsi della famiglia che viveva a Sanremo, mentre lei stava a Cagliari. Una scelta che l’ha portata a diventare co-direttrice insieme al marito della stazione sperimentale di Floricoltura a Sanremo.

Le parole di suo figlio Italo Calvino mi hanno dato modo di riflettere sul senso che Eva Mameli dava al suo lavoro e alla sua vita. Ha continuato a lavorare e a etichettare piante fino alla fine, facendo della sua vita una ricerca continua. L’ultimo libro che ha pubblicato è stato Dizionario etimologico dei nomi generici e dei nomi specifici della piante da fiore e ornamentali nel 1972. L’etichetta rimanda a qualcosa di più profondo, serve a dare un nome alle cose, nel suo caso a fiori e piante, renderle note e conoscerle a pieno. Le parole sono importanti, ci permettono di dare forma alla realtà. Eva Mameli chiamava i licheni meravigliose creature, la fusione perfetta tra un fungo e un’alga che lavorano molto bene in team, era un’esperta di preparati microscopici e di flora micologica della Sardegna. Le etichette nel suo lavoro erano strumenti fondamentali.

La vita per Eva Mameli non era mai spreco, anche la sua passione più grande è diventata qualcosa di estremamente utile. Ha ovviato al fastidio dello spreco, con l’idea di emancipare la sua grande passione per il mondo vegetale. Ha dato sostanza e anima, attenzione e impegno, cura e costanza a questa passione. È ciò che accade quando troviamo il nostro talento, ovvero quando passione e lavoro combaciano e si vivificano a vicenda.

Non mi stupisce che la casa della citazione qui sopra, la Villa Meridiana a Sanremo, fosse tappezzata di bouganvillea, una pianta che possiede una grande forza e una fiera resistenza. Una pianta decisa, nei colori e nella postura, che sa adattarsi al caldo estremo e sa sfruttare ogni appoggio con saggezza sfidando la gravità. Una pianta versatile. Il fiore è estremamente interessante: infatti quello vero e proprio è piccolo e poco appariscente, di colore bianco o crema. Quello che comunemente identifichiamo come fiore è in realtà una brattea, una foglia modificata che assume colori vivaci e vistosi. Mi ha fatto subito pensare a Eva Mameli, una donna minuta non appariscente, che poteva sembrare timida, ma in realtà dotata di una forza dirompente e di enorme coraggio e spirito di avventura.

Qualche spunto:

(Nella foto, un mio collage in cui interpreto liberamente un ritratto di Eva Mameli)