Un libro aperto a metà, sulle cui pagine poggia un telefono da una parte, e una donna vestita di giallo e pois neri dall'altra. Una nuvoletta sorvola il libro e tre stelle appese a un filo si fanno trasportare.

Mrs. Dalloway  disse che i fiori li avrebbe comprati lei (l’incipit di Mrs. Dalloway – Virginia Woolf)

Di tutti gli incipit che ho incontrato leggendo, il mio preferito è quello che si definisce con un’espressione latina: in medias res. Si tratta di un procedimento per cui chi narra inverte la dispositio, cioè “l’ordine” degli eventi della trama, così da raccontare prima qualcosa che, in realtà, succede dopo.

Chi legge piomba in mezzo alle cose, senza sapere perché e come. Non conosce i fatti precedenti al suo “arrivo” nella pagina, entra in una storia e si affaccia indiscret* nelle vicende che fino a quel momento non erano affar suo. Ma da quel momento lo diventano.

Capita anche nella realtà, di entrare improvvisamente in un contesto lavorativo a cui non si apparteneva, a me per esempio sta capitando anche in questi giorni. Il nuovo anno scolastico è iniziato in una scuola diversa da quella di titolarità. E così mi sono trovata in mezzo a cose già avviate, in un contesto a me ignoto, con persone da incontrare e conoscere, regole diverse, luoghi da esplorare.

L’incipit in medias res scuote le comodità di chi legge, è quasi un fatto fisico, sensoriale: la postura si fa più attenta, i muscoli si tendono, la vista diventa più precisa, la concentrazione acuta. La scena prende immediatamente forma tra le pagine suscitando stupore e interesse. Il desiderio di capire e conoscere è più vivo che mai perché diventa una sorta di sfida che mette alla prova.

Ed è così nella realtà. Buttarsi in qualcosa che già c’è, impone alla mente collegamenti e intuizioni, una capacità di confronto e revisione rispetto a quello che si sapeva, un apprendimento rapido almeno delle cose principali. Il resto verrà con l’esperienza e qualche volta con l’errore. Un approccio in medias res è scomodo sì, ma stimola la creatività e la capacità di trovare soluzioni, e l’umiltà di chiedere aiuto se serve.

Ci troviamo costantemente in medias res per un motivo o per un altro. Succedeva per esempio quando da piccol* si chiedeva a un gruppetto di bambin* se si poteva giocare con loro. Dopo un attimo di esitazione si entrava nel vivo dell’azione e le regole diventavano naturalmente condivise. Succede a chi ha figli, si prepara a lungo all’evento, sembra di avere tutto sotto controllo ma poi è un continuo apprendere, sbagliare e rifare, dai meri aspetti pratici alla gestione emotiva e relazionale.

C’è un incipit che amo, quello di Lessico famigliare, con il quale siamo catapultati in una realtà quotidiana fatta di parole e regole strane perché non ci appartengono. Eppure ci intrigano a tal punto che vogliamo saperne sempre di più, ci affezioniamo a quella famiglia così diversa dalla nostra, lontana nel tempo e nello spazio.

Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: – Non fate malagrazie!
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! (Lessico famigliare – Natalia Ginzburg)

Ma nella realtà c’è davvero un inizio? Possiamo dire di iniziare un lavoro quando entriamo a far parte di un team nuovo? Quando cambiamo lavoro? In fondo ogni cosa è già in corso, c’è sempre qualcuno che ha vissuto quella determinata esperienza, ha provato quelle stesse emozioni. La sensazione allora è quella di tuffarsi in un flusso che scorreva già prima e senza di noi. E questo può essere rassicurante: sapere che non siamo prim* e non saremo ultim*. Iniziare da zero tuttavia è qualcosa che fa comodo al nostro schema mentale, avere un punto di partenza aiuta. Questo schema però, viene puntualmente disatteso dagli imprevisti e dal nuovo. Insomma un vero cavillo al quale forse non serve rispondere.

Ha ragione Italo Calvino a dire che l’inizio è qualcosa di puramente letterario, costruito da chi scrive?

“L’inizio è il luogo letterario per eccellenza perché il mondo di fuori per definizione è continuo, non ha limiti visibili.”
 (I. Calvino, Cominciare e finire)

(nella foto un mio collage)