
Immagino che chiunque a sentimento abbia un colore preferito, al di là del concetto di armocromia che invece ci attribuisce un colore tenendo conto delle nostre caratteristiche. A me è sempre piaciuto vestire di blu, ci sono affezionata. Apprezzo gli accessori che hanno qualcosa di blu, una riga, dei pois, una stampa. Conosco anche l’origine di questa passione: mia nonna. Non il nero, secondo lei triste o troppo formale, ma il blu, elegante e sobrio, non austero, un po’ parigino. Con il blu non sbagli, diceva la nonna e fu così che il mio armadio nel tempo se ne è riempito.
Mi è capitato però di entrare in qualche negozio e chiedere qualcosa di colorato, per cambiare un po’. E così, fiera di me, provavo capi colorati che mi piacevano davvero. Lo specchio mi restituiva una me più vivace e leggera. Tra un cambio e l’altro in camerino mi convincevo sempre più che fosse arrivato il momento di un cambiamento: osa un po’, spezza la tua blu-routine mi dicevo. Ma ogni volta che stavo per raggiungere la cassa e pagare, qualcosa mi bloccava e tornavo indietro a quel capo dal solito rassicurante colore. Questa scena si è ripetuta diverse volte.
Anche se i colori del mio armadio oggi sono più vari, ammetto che ogni tanto casco ancora nel tranello del blu. La nonna non c’è più, e questo colore me la fa sentire vicina e in un certo senso compiaciuta. Il blu resta un must-have del mio guardaroba e lo indosso quando ho bisogno di una coccola in più. Ma con lui ci sono anche il rosa, il bianco, il verde…
La storia del blu mi ha fatto riflettere su quante volte mi sono sentita al sicuro tra le mie certezze (al sicuro, ma non felice) anche in altri ambiti, come quello lavorativo e quanta resistenza ho incontrato in me stessa per cambiare le cose. Ora so che è tutto in divenire, e che cambierà ancora.
Possiamo spaziare e osare nel nostro lavoro e nelle nostre scelte, possiamo fare quel passo verso l’insolito, accogliere uno stile a cui non siamo avvezz@ , prendere una strada nuova, più audace, senza tradire noi stess@. Possiamo aprirci a nuove idee e prospettive, magari costruendole sulla nostra imprescindibile base di valori, il nostro blu.
Sto rivedendo, per esempio, il mio stile di insegnamento, cerco nuove prassi, mi apro al confronto e mi aggiorno iscrivendomi a corsi introspettivi e creativi, parlando con persone che lavorano in ambiti diversi dal mio. Tutto ciò mi è di grande ispirazione: mi accorgo magari di non avere considerato quelle attività o quelle strategie. Sto ripensando il mio lavoro. Mescolo creatività a contenuti noti, ne trovo di nuovi e stimolanti. Studio per avere nuove competenze e abilità e per spenderle in contesti nuovi. Da qualche tempo mi sono lanciata nella formazione di docenti come me.
Quindi, se quando ci stuzzica l’idea di buttarci su qualcosa di nuovo e fresco e vivificante, una voce ci trattiene e vorrebbe convincerci a non rischiare, pensiamo al fatto che non rinnegheremo noi stess@, ma semplicemente costruiremo certezze più grandi e soddisfacenti. Se ci ancoriamo costantemente a qualcosa che ci rassicura e ci promette di non avere brutte sorprese, resteremo sempre uguali fino ad annoiarci e a restare con scarsa motivazione e poche prospettive. E’ vitale crescere in competenza e in qualità del lavoro, accettando un pizzico di rischio e provando il gusto della contaminazione di idee.
Alcuni spunti per concretizzare:
- Rifletti sulle tue abitudini e sul tuo stile attuale chiedendoti cosa vorresti e perché.
- Definisci e ridefinisci i tuoi obiettivi.
- Adotta ogni tanto nuove abitudini: crea una routine lavorativa, organizza il tuo spazio di lavoro, utilizza strumenti di gestione del tempo (ci sono tante app in proposito), impara nuove competenze e non sentirti mai arrivat@.
- Trova ispirazione anche in persone ed esperienze lontane dal tuo ambito.
- Rimani apert@ al cambiamento, cerca opportunità di formazione che rispecchino le tue esigenze.
- Allena la tua flessibilità e non temere di prendere decisioni che aprono nuove e stimolanti strade.
- Mettiti in gioco rivitalizzando il curriculum e facendo quella telefonata in più.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote. (W. Szymborska, Disattenzione)
(nella foto un mio collage)