
Il termine “flâneuse” è un sostantivo femminile di origine francese e si riferisce a una persona che passeggia per le strade di una città in modo deliberato e senza scopo, semplicemente osservando la vita urbana e l’ambiente circostante. Il flâneur è spesso associato alla vita urbana parigina del XIX secolo e alla letteratura francese, in particolare agli scrittori come Charles Baudelaire e Honoré de Balzac.
Possiamo dire che il termine “flâneur” fu coniato da Charles Baudelaire nel suo saggio “Il pittore della vita moderna” (“Le peintre de la vie moderne”), pubblicato nel 1863. Baudelaire descrive il flâneur come un osservatore urbano, un poeta che trova ispirazione nella folla e nelle strade della città.
Il flâneur passeggia per le strade della città in modo disinteressato e senza scopo, semplicemente osservando la vita urbana e l’ambiente circostante. Questa modalità è spesso accompagnata da un senso di distacco e alienazione rispetto all’attività frenetica della vita cittadina. Il flâneur baudelairiano osserva la società in maniera distaccata e spesso critica, trovando piacere nel vagare senza scopo fisso e prendendo in considerazione le esperienze umane e l’architettura urbana.
Per Baudelaire l’artista ha una mente indipendente, imparziale e appassionata, “che il linguaggio può solo definire maldestramente“.
“Per il perfetto flâneur, per l’osservatore appassionato, è un piacere immenso prendere la residenza nel numeroso, nell’ondulato, nel mobile, nel fugace e infinito. Essere lontano da casa, eppure sentirsi a casa ovunque; vedere il mondo, essere al centro del mondo, e rimanere nascosto al mondo“.
Questa parola, ma declinata al femminile, flâneuse, mi è cascata sotto gli occhi per due volte negli ultimi tempi: una volta tramite la pagina Facebook Lo struzzo a scuola che parlava del libro Flâneuse e una seconda volta tramite un suggerimento di Marzia Allietta che lo stava leggendo in quel momento. A quel punto non potevo più aspettare, dovevo assolutamente approfondire la cosa, dovevo avere per le mani quel libro e conoscere meglio questa parola intraducibile in italiano, se non con una perifrasi.
Tradotto per chi, come me, non si sente poeta maledetta e non ha un atteggiamento distaccato verso il mondo, è un modo morbido di vedere le cose, un’apertura alla sorpresa. Gironzolando qua e là lasciamo che sia la strada a decidere per noi, che sia il trasporto improvviso verso uno scorcio insolito a farci cambiare direzione.
Io mi sono resa conto di farlo spesso, quando viaggio e mi trovo in una città tutta da scoprire: non pianifico quasi mai, mi lascio guidare dallo sguardo piuttosto che da una mappa predefinita. Lo faccio anche con un libro per esempio: qualche volta apro una pagina a caso e cerco la frase che vuole comunicarmi in quel momento, è divertente. Oppure mi succede in libreria: vago tra gli scaffali in attesa che una copertina o un titolo attiri la mia attenzione, poi scatto una foto e la conservo in un album dedicato nella galleria. Infine mi capita con il vocabolario di greco, il mitico Rocci che conservo come una reliquia: apro a caso e cerco la parola più lunga o quella con la traduzione più assurda, che in genere coincidono.
Essere flaneuse è la via più semplice verso la serendipità, perché proprio quando vago senza meta e senza un obiettivo preciso, mi capita di scoprire qualcosa di non cercato e per questo sorprendente.
L’osservatore è un principe che si gode il suo incognito ovunque. […] Può anche essere paragonato a uno specchio immenso come questa folla; a un caleidoscopio dotato di coscienza che, con ciascuno dei suoi movimenti, rappresenta la vita multipla e la grazia mobile di tutti gli elementi della vita. È un sé insaziabile del non sé, che in ogni momento lo rende e lo esprime in immagini più vivide della vita stessa, che è sempre instabile e fugace. (Baudelaire)
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Adesso sarai curios@ di sapere di cosa parla “Flâneuse. Donne che camminano per la città a Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra” è un libro scritto da Lauren Elkin, pubblicato nel 2016. Si riferisce a una donna che vagabonda per la città, prendendo parte all’esperienza urbana in modo contemplativo e senza meta.
Il libro esplora il concetto della flâneuse attraverso la storia e la cultura delle città di Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra, analizzando il modo in cui le donne si muovono e interagiscono con gli spazi urbani. Elkin offre una riflessione sulle esperienze personali e sulla storia delle donne nella città, esplorando questioni di genere, identità, creatività e libertà nell’ambiente urbano.
(Nella foto, un mio collage digitale)