canzoni e poesie, metafore belle, freschezza della poesia, letture belle, poesia che apre mondi, letteratura ed emozioni

Volevo scrivere dei consigli (che so, un decalogo) per avvicinarsi per la prima volta alla poesia, ma non riuscivo a capire come mai fosse così difficile per me. Poi ho capito: non riesco a dare consigli su qualcosa che per me è naturale, ovvio.

Ho libri di poesia sul comodino, ne compro regolarmente, li ho su uno scaffale tutto mio dal quale periodicamente attingo per avere risposte o ispirazione. Davvero! Lo faccio e, davvero, mi piace la poesia.

Mi piace addirittura trovare parti poetiche – ovvero molto vicine a una sensibilità lirica – anche nella prosa. Mi vengono in mente alcuni passi che sembrano vere e proprie poesie: il momento in cui Ciaula scopre la luna, nella novella omonima di Pirandello, oppure le considerazioni sull’amore nel Barone rampante di Calvino, e la definizione della parola mantenere nel libro I pesci non chiudono gli occhi di Erri De Luca.        Poesia pura.

Il mio primo libro di poesia è stato Ossi di seppia di Eugenio Montale, e nessuno mi ha costretto a leggerlo, anzi, l’ho sottratto furtivamente alla biblioteca di mio padre.  Scusa, papà! Adoro quel libro, ho riempito le pagine di orecchie e di note a margine. E, nel tempo, ne ho comprate altre due copie.

Quando leggo poesia mi proietto in un mondo altro e al tempo stesso vedo meglio la le cose intorno a me. Quanto sono bravi i poeti a spiegare le nostre emozioni?! Sentimenti universali che attraversano il tempo e lo spazio per abitare in noi, anche oggi, anche domani. Ho letto in classe alcune poesie di guerra di Ungaretti: che tuffi al cuore se penso alla parola Fratelli pronunciata nella notte, o alla similitudine che in Soldati descrive la precarietà della vita in otto parole. E vedo Ungaretti che scrive lettere piene d’amore mentre è bloccato in trincea con un compagno morto ammazzato addosso a lui.

La poesia è da vecchi? Io non lo penso! Anzi, è antirughe, apre mondi, ci insegna a descrivere la realtà in mille modi diversi, dona freschezza alla parola.  A scuola ho spiegato le figure retoriche con le poesie ma anche con le canzoni, che sono testi poetici. Giusto la settimana scorsa abbiamo lavorato su testi scelti dai ragazzi, di Achille Lauro e di Shade, che ok non sono tra i miei preferiti, ma sono pieni zeppi di metafore.

C’è uno spettacolo bellissimo che ospitiamo spesso a scuola, parla di poesia e metafore, di scelte e di futuro: si chiama Questo trenino a molla chiamato cuore (il titolo è tratto dall’ultimo verso di Autopsicografia, una poesia di Fernando Pessoa). Inutile dirti che adoro anche lui.

Galimberti in un libro bellissimo scrive:

Senza lettura non solo si fossilizzano le nostre idee, ma finiamo per non conoscere neppure i sentimenti, perché ci mancano i nomi per chiamarli e richiamarli, per dialogare con loro, per non essere fagocitati a nostra insaputa, senza alcuna capacità di governarli. … Le vie d’uscita ce le offre la letteratura…

(Umberto Galimberti, La parola ai giovani – dialogo con la generazione del nichilismo attivo – Feltrinelli serie bianca)

Ti lascio con un’immagine poetica che mi ha attraversato il cuore, quasi per caso. Guardavo distrattamente la tv e mi sono imbattuta in un programma dal titolo Le ricette di 100×100 cinema su Sky. Si parlava di film di Spielberg, E.T. e dei suoi ingredienti appunto. Mi ha colpito tantissimo come, per disegnare il volto del tenero alieno, siano state fusi assieme i volti di Sandburg, Einstein e Hemingway, ma soprattutto ho scoperto, non lo sapevo o non lo ricordavo affatto, che E.T. è un vegetale e che il suo cuore, quando si illumina, mostra filamenti simili a quelli di una pianta.

Come dire: poesia ovunque, basta aprire bene gli occhi. Basta aprire bene il cuore.

(Photo by Brooke Lark on Unsplash)