Quando andiamo a Parigi per una “serata ragazze”, mamma? – Giorgia, la mia bambina, 9 anni –
Prendere e partire, lo voglio fare, ho promesso.
Bisognerebbe essere così, come i piccoli, spontanei e generosi di spunti bizzarri. Istintivi ed entusiasti. E Parigi sia, per una serata ragazze! Cioè, io per mia figlia sono una ragazza, non è stupendo?
Spesso mi sorprendo nell’osservarla, studio i suoi piccoli gesti, rido dei suoi neologismi: il suo meravigliarsi è contagioso, impossibile restarne immuni.
Ho scoperto che ci sono dei segnali inequivocabili, tipici dei piccoli, che mi fanno sorridere tantissimo:
- si siedono per terra per infilarsi le scarpe
- esultano per aver perso un dente, perché si aspettano la ricompensa dopo la caduta, unica loro fonte di guadagno
- vedono con grande naturalezza la realizzazione delle loro proposte bizzarre
Leggendo in classe la biografia di Einstein, mi sono imbattuta in una sua citazione che parla di meraviglia:
Per me non c’è dubbio che il nostro pensiero proceda in massima parte senza fare uso di segni, e anzi, assai spesso, inconsapevolmente. Come può accadere, altrimenti, che noi ci “meravigliamo” di certe esperienze in modo così spontaneo? Questa “meraviglia” si manifesta quando un’esperienza entra in conflitto con un mondo di concetti già sufficientemente stabile in noi.
La meraviglia scombussola positivamente, quindi lasciamola lavorare, permettiamole di scardinare i nostri paletti di stabilità. E soprattutto, compriamolo un biglietto per una serata ragazze a Parigi!
Canzone per oggi: Contro vento, di Malika Ayane
(photo by Pawel Czerwinski on Unsplash)