Tante volte mi fermo a pensare che sono proprio precisina, soprattutto per ciò che riguarda le parole e le promesse. Le prime dovrebbero essere scelte con cura, le seconde dovrebbero essere mantenute. Mi dispiace molto quando parole e promesse sono disattese, anche da me. Tutta colpa di una eccessiva attenzione ai dettagli e, se vuoi, di una certa mancanza di elasticità: dipende dai punti di vista.
Intendiamoci, non può sempre andare tutto secondo i piani: per esempio io dimentico cose oppure sbaglio orari, talvolta mi tocca improvvisare e gestire situazioni nuove, soprattutto in periodi di particolare stress, quando più impegni si sovrappongono e non li controllo più. Ma poi cerco di rimediare, ricomponendo gli equilibri e mi scuso, continuamente!
Però so che parole e promesse sono importanti. Mi piace essere puntuale nei tempi di consegna e risposta. E cerco di spiegare sempre quando qualcosa non funziona. Per questo soffro quando qualcuno mi delude. Capita anche a te? O reputi che imprevisti, equivoci e cambi repentini di idee siano sempre giustificabili?
Un’altra cosa su cui mi interrogo è questa: è giusto insistere per ottenere qualcosa? Chiedere costantemente che una cosa vada fatta in un certo modo? Chiedere attenzione ed empatia, le stesse che credo di prestare io stessa? So già qual è la risposta… No, non lo è. Sono abituata a ripetere concetti, insegnamenti, a puntualizzare i comportamenti corretti e quelli non, a spiegare le mie motivazioni, da insegnante, da mamma e da persona. Nel vocabolario tutto questo corrisponde alla parola “perseveranza”. Tuttavia ho letto da qualche parte che, se devi insistere, allora non è la tua taglia. Quindi?
Ci sono espressioni che a volte mi disorientano come presto, dopo, magari, vediamo. Grrrrrrr. La vita sembra un compromesso continuo tra finito e indefinito, tra precisione e vaghezza. Una sorta di esattevolezza. Scusa, ma qui Calvino è perfetto con un pezzettino di una sua lezione:
Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’intera umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione… (Italo Calvino, Lezioni Americane, Esattezza)
E chi crea gli anticorpi a questa peste del linguaggio? Secondo Calvino, solo la letteratura. Che parole rincuoranti, le amo. Se ti va, leggi il passo strepitoso in cui Calvino spiega L’Infinito di Giacomo Leopardi (sempre nella lezione sull’Esattezza), che, come sai, compie duecento anni. Duecento!
Ti lascio con tanti interrogativi, un pizzico di fastidio verso chi è sempre troppo vago (e non in senso leopardiano) e tanta voglia di elasticità mentale. E, perché no, anche con questa canzone, vai a scoprirla!
(photo by Brooke Lark on Unsplash)
Come quando vaia chiedere il prezzo di un’auto e ti dicono : “costa sui…” 🤔
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ecco appunto!
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Nell’articolo, come
Sempre 🙂 Qui in Canaria sono i professionisti della vaghezza e dell’approssimazione e – ahimè – non solo nell’uso della parola. Quindi il tema mi è particolarmente caro al momento 😂😊
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