Ti capita mai di volerti lanciare in un progetto, ma poi una sensazione di incertezza ti frena e ti toglie l’entusiasmo? E non vorresti più farla quella cosa lì? Sì, lo so, è complicato, ti do qualche esempio:
- Ti invitano ad andare in un posto, ma temi di incontrare qualcuno e il confronto ti spaventa.
- Ti propongono una attività che ti piace un sacco, ma hai paura di esporti e di fare brutta figura.
- Ti iscrivi a un corso, ma poi l’esame ti sembra troppo difficile e ti prende il panico.
Ho pensato, come ti ho già detto altre volte, di ispirarmi alla poesia per risolvere comprendere certi dilemmi sui miei stati d’animo, ma soprattutto per distrarmi un po’ e cercare di vedere solo il bello in quello che faccio. Mi piace mettere in un angolino tutte le paure, sperando che, prima o poi, implodano senza far rumore.
Un poeta a cui vorrei ispirarmi, è Camillo Sbarbaro. Ha scritto una poesia dal titolo Felicità fatta di nulla, intendendo che spesso questo sentimento nasce anche per cose di piccolo conto, ma capaci di fare grande il nostro cuore. Lui scova la felicità nelle piccole cose quotidiane: i fiori sulla terra mentre si rinnovano, il cielo azzurro tra l’argento degli ulivi, la casetta che fuma in mezzo agli orti. Eh già, un’immagine bucolica che riempie gli occhi e distrae dalle ansie di tutti i giorni.
Tuttavia, quello in cui mi riconosco è Montale. E la cosa non è affatto rassicurante, perché la felicità che lui conosce è sfuggente: appena la assapori, senti che stai per perderla. È quel tipo di felicità che, se la tocchi, si incrina.
Felicità raggiunta si cammina per te sul fil di lama
oppure è una sensazione così tenera e bella che ti commuove fino alle lacrime, quindi porta con sé una consapevolezza amara,
il tuo mattino è dolce e turbatore come i nidi delle cimase
incantevole il paragone con i canti degli uccellini sotto le grondaie, che danno una felicità dolce, ma commovente.
Che fare se preferisco Montale a Sbarbaro? Non lo so… ma continuo a pensare che a volte sia necessario impacchettare le sensazioni fastidiose, mettere sottovuoto i brutti presentimenti, non permettere che vedano la luce le paure come quella di non sentirsi abbastanza brava, abbastanza carina, abbastanza interessante.
Non so come fai tu, e soprattutto se ti capita di sentirti così qualche volta (e se sì, raccontamelo!), ma io ho deciso che il pacchetto lo chiudo con un bel nastro di leggerezza calviniana, una, anzi due belle boccate di “sono brava comunque” e, se occorre, un bel pianto liberatorio. Un trucchetto che può funzionare dopo aver nascosto bene il pacchetto di fastidio, è concentrarsi su qualcosa che piace e fa sorridere.
Ti lascio con tre cose che mi rendono felice:
- Le gerbere gialle
- Il profumo delle cartolerie
- Il caffelatte la mattina presto
Quali sono le tue?
(photo by Fabian Mardi on Unsplash)
Anche a me piace il profumo delle cartolerie. Come fiore adoro il fiordaliso. E poi c’è il geltao.
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Scusa, il gelato. Sono la regina del refuso.
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