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“Goditi Lisbona e tutte le sue magie discrete”, così mio padre mi scrisse il giorno in cui gli inviai qualche foto scattata gironzolando per la città.
Aveva proprio ragione: laggiù si respira una magia mai scontata e soprattutto mai sfacciata.

Sei tu a dover cercare gli indizi, a seguire le vie in salita, costeggiare i palazzi liberty tappezzati di azulejos, a respirare l’odore dell’oceano che arriva dal Tejo, a sorprenderti a ogni profumo e suono nuovo. Il profumo delle sfoglie alla crema, o il rumore del tram (in portoghese eléctrico) che sale al Bairro Alto, per citarne due.

Lisbona mi ha lasciato una dolcezza incredibile e la sensazione unica di un luogo che parla, CONTINUAMENTE! 
Apre il cuore come quando dopo aver salito erte e scale arrivi a un belvedere e ti accoglie l’abbraccio del quartiere arabo con l’estuario del fiume che si mescola all’oceano. Ti sorprende, come i murales di cui sono piene le pareti dei palazzi o dei vicoli.

E poi è un crogiolo di popoli integrati tra loro, nei loro volti tante sfumature di cioccolato e sulla bocca una sola lingua, il portoghese, così morbido e musicale, e così incomprensibile. Per tutto il tempo mi sono domandata come, pur essendo una lingua neolatina, fosse così difficile!

Ho osservato con attenzione la gente e l’ho ascoltata con curiosità: mi è piaciuta moltissimo. Sono solari e rispettosi, aperti e tolleranti nell’accezione più bella del termine, guardano lontano, non giudicano, sono gentili e nello stesso tempo amano le loro tradizioni e le condividono con molta serietà. Il fado, per esempio: quando lo cantano, anche nei locali o nei ristoranti, pretendono silenzio e addirittura si commuovono. Giuro!

Lisbona è come un abbraccio delicato in cui ti senti libero, ti senti te stesso. Non ti soffoca, ti comprende e ti sorride. Ecco, io mi sono sentita così.

Se poi cercate una guida davvero speciale della città guardate questa della collana Citybox edizioni Les Bas Bleu.

Ho nel cuore mille cose che mi sono piaciute, ma per il mio elenco di viaggio ne scelgo tre:

  • Il Miradouro Santa Luzia, è una terrazza/belvedere da cui si vede il Tago e una parte del quartiere arabo Alfama (strepitoso), è decorata con tantissimi azulejos. È il ritrovo di artisti e musicisti.
  • La passeggiata lungo il Tago che va dal monumento dedicato alle Scoperte fino al MAAT, spettacolare museo di arte e tecnologia, un edificio che pare un’onda bianchissima che si staglia nell’azzurro del cielo.
  • La fermata Picoas della metropolitana che all’ingresso ha una decorazione in stile Liberty, firmata dall’architetto Hector Guimard, regalata dalla metropolitana di Parigi. E proprio lì, sulla facciata di un palazzo disabitato, c’è un murales gigante e supergeniale.

Tornata a casa, ho fatto molta fatica a togliermi di dosso quella sensazione unica che si prova per qualcosa che si è amato e poi perduto: in portoghese, in una parola, SAUDADE.

(photo by Chiara Mongiello)