Delusa da due mancate esperienze al cinema, nello specifico Ralph Spacca Internet e Bohemian Rapsody (per mancanza di tempo e per esaurimento posti), ieri con i miei bambini ho guardato per la prima volta Wall·E. L’ho trovato stupendo.
L’avevo sempre snobbato, un po’ per i colori dell’ambientazione, tristi e poco accattivanti, un po’ per il mio scarso interesse per la fantascienza. Ma ho dovuto ricredermi.
Per prima cosa mi sono innamorata di quel tenerissimo robottino che ha gli occhi e la voce più dolci del mondo. Su un pianeta Terra devastato dai rifiuti e abbandonato dagli esseri umani, lui continua a fare il suo lavoro di accatastamento di lamiere in una gigantesca discarica. Durante la sua raccolta, conserva per sé chincaglierie e pezzi di ricambio che porta nella sua casetta, costituita dal rottame di un camion dei rifiuti.
Ora basta spoiler, anche se in realtà credo di essere l’unica a non averlo visto finora.
Quello che vorrei condividere con te è la moltitudine di messaggi che trasmette questo film: come l’incomunicabilità degli umani che, pur stando seduti vicini, cioè proprio uno accanto all’altro, non si guardano neppure negli occhi e si videochiamano. I robot in questo mondo ribaltato sono più umani degli umani: hanno sentimenti e tenerezze reciproci, si tengono per mano e comunicano tantissimo nonostante i loro sguardi vitrei.
Lo scenario rappresentato nel film è apocalittico, ma a pensarci bene non è poi così lontano dal nostro: montagne di rifiuti e incomunicabilità.
E poi questi umani sono tutti obesi, sempre seduti in poltrona, con un tablet di fronte a loro, hanno perso l’abitudine alla lettura e al guardarsi negli occhi.
Qualcosa di positivo in loro? La nostalgia che hanno della Terra e il desiderio di ritornarvi, a patto che ci sia una qualche forma di vita che testimoni che non tutto è perduto: per esempio una piccola piantina verde.
Vedi che la nostalgia non è sempre negativa? Ha in sé l’idea omerica del ritorno (nostos): desiderio di tornare in un posto, da qualcuno o qualcosa che ci manca e per questo ci sentiamo incompleti. Pensa, se fossimo tutti un po’ più nostalgici del bene e del bello, faremmo molto di più per recuperarli e renderli la nostra normalità. Lo dobbiamo al Mondo che ci ospita, ma anche a noi stessi. Io intanto provo nostalgia per quei due film che non ho ancora visto… ma lo sapevi che esiste una parola finlandese intraducibile che significa la strana emozione che si prova quando si ha nostalgia di un posto in cui non si è mai stati? Si scrive Kaukokaipuu. Per scoprire altre parole intraducibili guarda questo simpatico articolo, ogni parola è accompagnata da un disegno.
(Photo by Chiara Mongiello)
L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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